"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"

 

 

la giornata della vittoria 6 Novembre 2011

 

"I Fossatesi" celebrano i loro caduti
 

Fossato Ionico 06/11/2011

 

Come gli anni precedenti l’Associazione Culturale dei “Fossatesi nel Mondo”, insieme ai cittadini, ha ricordato i propri concittadini caduti in tutte le guerre per la libertà della Patria.

Una giornata nebbiosa e carica di pioggia, cessata all’improvviso alle ore 11.30, ha consentito all’abitato di Fossato di ricordare i propri giovani che hanno dato la propria vita a difesa dell’Italia. Alle ore 12.00, un gruppo di alunni ha deposto una corona di alloro alla base del monumento e Don Daniele, nostro parroco, ha recitato la preghiera del soldato e benedetto il monumento, tra gli applausi della gente. Dominella Battaglia ha cantato l’inno nazionale, la canzone del Piave e recitato delle poesie di guerra, una riadattata e dedicata alle giovani vite Fossatesi.

Sulle pareti di marmo bianco del monumento, l’Associazione ha apposto 62 foglietti di carta adesiva, su ognuno dei quali era scritto il nome dei soldati caduti e dispersi nelle guerre a partire dalla Cirenaica (1912/1913), alla I^ Guerra Mondiale (1915/1918), alla Guerra Civile di Spagna (1936/1937) e alla II^ Guerra Mondiale (1941/1945). Un gesto di disappunto da parte di tutta la cittadinanza nei confronti dell’Amministrazione Comunale che, assente anche se invitata, a distanza di un anno ancora non ha provveduto ad inserire sul freddo marmo i nomi di chi ci ha rimesso la gioventù e la vita per darci la libertà. Alle belle parole e alle promesse fatte, come sempre accade ahimè non sono seguiti i fatti!

Mimmo Pellicanò, presidente dell’Associazione Culturale dei Fossatesi nel Mondo.

 

4 novembre 1918

(articolo da “LA STAMPA.it a cura di Giorgio Calcagno)



Il 4 novembre 1918 era lunedì. E fu festa, in quel giorno feriale, come non avrebbe mai più potuto essere, da noi, in
tutto il secolo. Il comunicato del maresciallo Diaz, che «La Stampa» riproduceva integralmente nel titolo della prima pagina, diceva «Le nostre truppe hanno occupato Trento e sono sbarcate a Trieste. Il tricolore sventola sul Castello del Buon Consiglio e sulla Torre di San Giusto. Punte di cavalleria sono entrate ad Udine». Cinque righe in tutto, ma bastava. E d’altra parte proprio quel giorno il futuro Duca della Vittoria era impegnato a stendere il più ampio comunicato successivo: quello che da 82 anni è inciso sulle lapidi di tutti i nostri municipi, con le famose ultime parole entrare nella memoria collettiva: «I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza».

Nessuno, quel giorno, fece la conta dei morti. Le 650 mila famiglie che avevano perso padri, mariti, fratelli, furono tacitate con un semplice omaggio ai «martiri». Era un martirio che nessuno era andato a cercarli. Fiumi di retorica, sui giornali. La stessa «Stampa», per tradizione parsimoniosa, rispolverava gli aggettivi più aulici, nell’articolo di fondo, intitolato «Vittoria italica» (italiana doveva sembrare un aggettivo di serie B). La nostra terra, per l’articolista, che aveva recuperato una fra le più orribili parole dell’inno di Mameli, non sarebbe stata mai più «calpestata» dal piede nemico. L’articolo finiva con un vaticinio sulla nuova storia, e sulla «luce di democrazia e di libertà» che avrebbe illuminato il mondo. In Italia l’illusione della nuova storia si sarebbe spenta, con la sua luce, quattro anni dopo, il 29 ottobre 1922; e proprio per le conseguenze di quella folle, sanguinaria guerra.

Quattro Novembre

                                                      (Gerardo Rosci)

S’innalza al cielo l’eco di una tromba;

suona il silenzio; ognuno resta muto.

Pace agli eroi; presso la loro tomba,

vola il pensiero nostro ed il saluto.

Si spengono le voci e, lenta e grave,

sommessamente, senza toni acuti,

la banda suona, dolcemente, Il Piave,

come una ninna nanna pei caduti.

Si chiamano all’appello i nostri eroi,

sempre vivi nel cuore e nella mente;

e ad ogni nome, tutti quanti noi

in coro rispondiamo col “presente!”

O voi che siete in pace sotto terra,

pregate Iddio che illumini noi vivi,

perchè nel mondo non ci sia più guerra,

ma fratellanza, all’ombra degli ulivi.

Poesia per i Caduti (adattata da Dominella)

                                                 (Nando Giammarini)

Si ode da lontano una preghiera
celata tra i rumori della sera
è la voce dei giovani soldati
partiti da Fossato come eroi e mai più tornati.

Il verde smeraldo di una speranza muta
candidi gigli alle armi chiamati
l’ultimo saluto sugli usci delle case
rivolgeste alla madri e alle spose.

Giovani figli di questo Paese
onore e gloria del popolo Fossatese
nella solitudine di tanta lontananza
la Patria serviste con lungimiranza.

Ragazzi di coraggio e di valore
tutti noi vi portiamo nel cuore
siete i migliori fiori delle stagioni più belle
astri nascenti, luminose stelle.

La nostra comunità di voi è orgogliosa e fiera
vi ricordiamo ogni anno con questa cerimonia vera
mentre si leva alto un grido accorato e tenace
regni per sempre nel mondo l’agognata pace.

 

 

 

Il monumento ai Caduti Fossatesi - Piazza Municipio giorno 4 novembre 2011

Il monumento ai Caduti Fossatesi - Piazza Municipio giorno 6 novembre 2011

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Ricevo dal Prof. Nicola Calabrò, Direttore della Scuola di Agricoltura di Melito e pubblico con immenso piacere.

Caro Mimmo, giorni fa ho ricevuto una telefonata da parte di una mia cugina, Morabito Maria, che ha origini  fossatesi, mi  annunciava che, dopo tanti tentativi, era riuscita ad avere  notizie del caro fratello, Morabito Giuseppe, nato a Fossato di  Montebello Ionico e morto sul fronte russo durante la seconda guerra mondiale. Finalmente domenica 30/10/2011 i resti mortali del caro cugino  sono state riportate in patria e, per volere dei suoi cari, la sepoltura ha  avuto luogo a Santo Stefano ove la famiglia adesso vive. Io vi ho partecipato e ho fatto qualche scatto. Erano presenti per l'evento il sindaco di Santo Stefano di Aspromonte, le autorità locali e tantissima gente che si è stretta ai parenti tutti. Anche il sindaco di Montebello Ionico era stato invitato a presenziare ma  probabilmente impegni inderogabili lo hanno trattenuto altrove. Ho ritenuto interessante   informarti di questo evento e se ritieni   opportuno pubblicare un articolo e magari qualche foto fallo pure.