"FUSSATOTI RITORNATE VIRTUALMENTE ALLE VOSTRE ORIGINI"

 

COSE  CHE  CAPITANO

 

La cassata di pomodori

E’ tradizione nei nostri piccoli paesi del meridione di fare in casa la cassata di pomodori. Una volta era più difficile perché si usava il setaccio. Bisognava  prendere il pomodoro e stricarlo dentro il setaccio, così il sugo passava di sotto e di sopra restavano le bucce e i semini. Era difficile perché dopo ogni pomodoro bisognava togliere le bucce rimaste e contare i semini. Non lo so perché, ma si faceva così. Poi, per fortuna, inventarono la macchinetta a manovella. Si mettevano dentro tanti pomodori e si girava la manovella, da una parte usciva il sugo e da un’altra le bucce e i semini, che non si contavano più. E neanche questo so perché. Poi la scienza inventò la macchinetta elettrica che faceva risparmiare molto tempo. Chi non aveva i soldi per comprarsela, se la faceva da sé con il motore della vecchia lavatrice.

Che intelligenza!!  L’uomo è il più intelligente di tutti gli animali della terra!

Le bottiglie si lavavano dal giorno prima e si mettevano ad asciugare a muso in giù dentro le stesse cascitte dei pomodori. Le bottiglie erano riciclate. Bottiglie di birra da 330ml oppure da 660ml, solo che una volta erano più pesanti e resistenti mentre ora sono più leggere. Che volete, ormai si risparmia su tutto, anche sul vetro. E poi dicono che dura per sempre: e allora dove sono finite le bottiglie più pesanti di una volta? Comunque anche quelle si riciclavano. Tutti dicono che noi meridionali siamo famosi per il riciclaggio………chissa’ perché, ancora non siamo riusciti a capirlo… comunque si comprovano sempre undici cascitte. Perché undici e non di più e non di meno non ve lo so spiegare. I pomodori si lavavano la mattina e si stendevano ad asciugare…… No, non si usavano le mollette. Si stendevano dentro grandi ceste e in men che non si dica erano asciutti. Poi tutti al lavoro. Chi avvicinava i pomodori, chi guidava la macchinetta elettrica, chi metteva le foglioline di basilico nelle bottiglie e le riempiva col coppino, mettendo nell’imbuto la cassata che nel frattempo si raccoglieva dentro una bagnarola di plastica. Insomma un lavorio  di cinque, sei persone. Alla fine le bottiglie si tappavano con il tappo a corona, con un’altra macchinetta, e si mettevano dentro il fusto per farle bollire…… almeno mezz’ora. Qualche volta la resa era tanta che un fusto non era sufficiente a contenere tutte le bottiglie e bisognava bollirle due volte. No, cosa avete capito, non si bollivano due volte le stesse bottiglie. Si bolliva prima una partita e poi un’altra. Il difficile era svuotare il fusto della prima partita, per caricare la seconda. Ma tu vuoi mettere limite all’intelligenza umana? Con una bucaletta  col manico lungo si toglieva quanta più acqua bollente si poteva e poi si toglievano le bottiglie. Facile, no?  Solo che le bottiglie erano ancore brucenti e si aggiungeva acqua fredda per farle raffreddare, con il risultato……..che non vi dico…….il vetro, riciclato chissà quante volte, non resisteva allo sciocco termico e si scassava, la cassata forusciva e si rimescolava con l’acqua e con il vetro, il fusto diventava tutto rosso………nu rumpimpentu di buttigghi e buttigghiuni. E dopo una giornata di lavoro strafottuto……. Scusate….. ora ve lo dico, si scassavano puru  i…..cu……pigghiuni.

P.S. Scusate per l’immaginaria parolaccia, ma quando ci vuole, ci vuole!

 

Francesco Pellicanò 10-11-07

 

 

Giovanni, calabrese nel Far West

 

Chi ha detto che nel Far west c’erano solo indiani e visi pallidi? Qualcuno ha detto questo? Ebbene si sbagliava e si sbagliava di grosso. Nel Far West c’erano pure i Calabresi e tra i tanti c’era pure Giovanni, da tutti conosciuto come Jhonny, la pistola calabrese più veloce del West. Da tutti rispettato perché era un duro, un duro solitario, un Lone Wolfe calabrese nell’immenso West selvaggio, ancora inesplorato. Jhonny non era un bandito, come si potrebbe credere, non apparteneva a nessuna banda di banditi. Era piuttosto un uomo che viveva da solo e la sua vita la trascorreva tra le montagne, le vallate e le grandi pianure, osservando ed annotando tutto ciò che incrociava il suo sguardo. Si vantava di essere un esploratore, cacciatore di animali da pelliccia. E come ogni esploratore cacciatore che si rispetti, ogni tanto scendeva nei piccoli centri abitati che cominciavano a sorgere nel Far West. Faceva le sue compere negli stores, acquistando le provviste di prima necessità, acquistando, tra l’altro, scatole di munizioni per le sue colts e il suo winchester e passava anche dal saloon a farsi un goccio di bourbon e salutare qualche vecchio amico. Era svelto ad entrare nel saloon. Aveva già fatto l’esperienza della porta che si richiude con violenza alle spalle, quando si apre verso l’esterno. L’aveva ricevuto anche lui le pacche sul didietro, erano pacche di legno e facevano male. Da allora, quando entrava nel saloon, spingeva la porta in avanti, così evitava le pacche sul didietro.

Quella volta  era contento perché aveva fatto un buon affare vendendo quasi tutte le pellicce che aveva portato dalle montagne; erano di buon pregio e aveva spuntato un ottimo prezzo, per cui entrando nel saloon volle offrire da bere a tutti i presenti, compreso il pianista che dal suo angolo strimpellava le solite note martellando con i polpastrelli delle sue dita, ormai indurite dal tempo, i tasti del povero vecchio pianoforte. I presenti, quasi tutti vecchi amici, si alzarono togliendosi il cappello in segno di saluto. Jhonny ricambiò allargando le braccia in un emblematico abbraccio per tutti e si diresse al banco passando tra i tavoli, notando, ma facendo finta di non notare, che le persone sedute attorno ad un tavolo appartato non avevano ricambiato il suo saluto, assorti com’erano a giocare a poker, e su di giri per le abbondanti bevute. Il solito gruppo di banditucoli, pensò Jhonny, più impegnati a barare tra loro e pronti a sfoderare le colts e fare fuoco in qualsiasi momento. L’uomo del banco li conosceva bene e aveva già provveduto a togliere le bottiglie piene dagli scaffali, sostituendole con altre quasi vuote e di scarsa qualità. Egli conosceva bene Jhonny, buono di viso e di cuore, ma velocissimo e preciso di mano, e non temeva disordini in sua presenza, e per onorarlo andò nel retro a prendere le migliori bottiglie per lui e gli amici, distribuendo e riempiendo bicchieri su tutto il bancone. Bevvero tutti in allegria, ma dal tavolo appartato qualcuno dei giocatori di poker si risentì ed alzò un po’ la voce a cui si unirono i suoi compari. Era evidente che volevano cercare la rissa, come al solito quando la partita non li soddisfaceva. Si creò un attimo di tensione e di trambusto. Sembrava che da un momento all’altro si dovesse scatenare un putiferio di scazzottate e tavoli rotti e bottiglie in frantumi……se a qualcuno scappava il dito sul grilletto. Il pianista aveva già esposto in bella vista il solito cartello “NON SPARATE SUL PIANISTA”, con la speranza di evitare anche pallottole vaganti. Ma all’improvviso tutto si quietò. Da una delle stanze “riservate” del piano di sopra uscì una donna, vestita con jeans attillati, giubbotto di pelle con le frange alle spalle, doppio cinturone con due colts ai fianchi, si fermò un attimo in cima alla scala di legno poi discese ticchettando con i suoi stivali da cow-girl, dirigendosi al banco per la colazione. Tutti si allargarono facendosi, rispettosamente, da parte, solo Jhonny rimase al suo posto continuando a sorseggiare il suo bourbon. La donna, abituata ad avere il rispetto e l’attenzione di tutti, si indispettì per l’indifferenza di Jhonny, il calabrese del west. Lo stuzzicò, lo punzecchiò con battute dispettose, lo provocò quasi con atteggiamento di sfida. Anche lei ce l’aveva con i meridionali calabresi!! Ma Jhonny non ci cascò. Alla fin fine lei, lanciandogli uno sguardo di fuoco, pronunciando un frase che solo lui sentì, si avviò verso l’esterno del saloon con le mani appoggiate ai calci delle pistole, sbuffando insoddisfatta per non aver avuto l’attenzione che si meritava da quel “terrone”, amico di tutti ma non di lei. Jhonny gustò fino all’ultima goccia il contenuto del suo bicchiere poi, con molta calma e guardando diritto con i suoi occhi di ghiaccio, si avviò, anche lui, verso l’esterno. Un silenzio di tomba calò nel locale. Il più anziano dei presenti, in nome della loro vecchia amicizia, lo pregò di non uscire, di lasciare perdere, rammentandogli che quella persona era Calamity Jane, la donna di Buffalo Bill. Jhonny rispose che non gli importava né di Calatimi i gins, né di Baffilo Bill, in quel momento doveva andare a farla fuori. E andò fuori, dove sembrava essere calata una leggera nebbia, ma forse era la polvere sollevata da un improvviso vento del west. Due colpi secchi di pistola diedero una scossa all’immobilità ed al silenzio delle persone all’interno del saloon. Poi videro Jhonny che rientrava tranquillo.

“Cosa hai combinato, gli disse il vecchio amico, l’ hai fatta fuori ?”

“Per forza, rispose Jhonny, ho dovuto farla fuori, non resistevo più!” Poi, rivolto all’uomo dietro il banco, disse:  “Io, Jhonny Terrone, la pistola calabrese più veloce del west, in questo saloon non ci metterò più piede, almeno fino a quando non ci costruite un CESSO, altrimenti sarò  sempre costretto a farla fuori! “  

P.S.  Grande Jhonny! Quando si presentava l’occasione dimostrava sempre di essere un vero discendente di un Fussatotu  purosangue. Il nonno Giovanni aveva avuto il coraggio o l’incoscienza di lasciare il nostro paese, imbarcandosi su una nave mercantile americana che già nel 1820 aveva attraversato per la prima volta l’oceano. Era ancora una nave di legno con le grandi ruote laterali per la propulsione, ma era sempre una nave di legno, come un guscio di noce, in balia delle onde oceaniche. Giovanni andò in America, preso dalla passione della navigazione. Tutta la sua vita la passò su un’altra motonave, il cui nome era “Clermont” e faceva servizio sul fiume Hudson. Giovanni era contento della vita che faceva su quella nave, non era un semplice uomo di fatica. La sua intelligenza e la sua arguzia lo avevano portato ad imparare di tutto ed al meglio e gli “armatori” lo rispettavano e gli davano incarichi di alta responsabilità. Ebbe una solo famiglia, contrariamente a quel che si dice dei marinai, molto numerosa e stabile. Stabile come dimora ad Albany dalla parte dello Stato di New York. Gli piaceva il fiume Hudson, anche per il curioso nome con cui veniva chiamato dall’antica tribù pellerossa dei Mohicani. Essi infatti lo chiamavano “Muk-lui-Kun-Ne-tuk” che significava : il fiume che scorre avanti ed indietro, a seconda delle rigide temperature di quei luoghi che facevano ghiacciare le acque del fiume. Se le rigide correnti provenivano dal mare, il fiume ghiacciava dal mare verso i monti, se, invece, le correnti fredde provenivano dai monti il fiume ghiacciava dai monti verso il mare, provocando una illusione ottica che le acque si muovessero nei due sensi.

Dai numerosi discendenti di quel nostro compaesano Giovanni nacque Giovanni, detto Jhonny, la pistola calabrese più veloce del West, come abbiamo scritto prima.

 

Francesco Pellicanò 15-11-07

                                                                         

 


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